Descrizione
Bonetto da Bonavicina (alias Malavicina)
Bonetto da Bonavicina, padre di tre figlie, (una delle quali, Giacoma, andò sposa nel 1341 a Luchino Dal Verme con una sostanziosa dote passata in mano allo sposo), era legato agli Scaligeri, in particolare a Mastino II al soldo del quale partecipò a vari fatti d’arme (vedi lo storico Bresciani) contro i Visconti dai quali fu sconfitto. Nel 1342 e sempre contro i Visconti nell’esercito degli Scaligeri fu ancora vinto nella battaglia di Lucca. Pare che Bonetto sia passato a miglior vita nel 1350.
I Loredan durante la Lega di Cambrai, postisi contro l’imperatore Massimiliano d’Austria, attorno al 1510 furono privati dei beni di Borgo e di Bonavicina e reintegrati nei loro poderi nel 1517.
I Loredan si estinsero nel 1589 con la morte di Andriana i cui beni passarono ai figli nati dal matrimonio con Alvise Michiel.
I Dal Verme, pur non risiedendo a Bonavicina e a Borgo, in quest’ultima località fecero erigere nel 1526 la chiesa di cui godevano dello “ius Patronatus”; privilegio che passò ai successori, tra cui i Loredan.
Il conte de Panico risiedeva a S. Pietro di Morubio nel castello del quale, come già riferito, rimane una parte. Il Bresciani nella “Cronica di Verona” parla di questo personaggio il quale nel 1239, dopo la scomunica lanciata all’imperatore Federico II da papa Gregorio IX, si era posto al seguito dell’imperatore nella guerra tra l’impero da una parte e il papato con i Comuni dall’altra. Questi ultimi nelle nostre zone facevano capo a Ezzelino da Romano, signore della marca trevigiana. Il conte de Panico, caduto prigioniero, dallo stesso Ezzelino il 4 giugno 1243 fu fatto decapitare.
I conti Verità di San Giovanni in foro
Marcantonio Verità, un tipo un po’ strano, nel 1696 acquistò a S. Pietro di Morubio 120 campi veronesi (cv) e diede avvio a una costruzione rurale, in proseguo di tempo divenuta sede comunale verso la fine dell’800 e attualmente residenza del Consorzio intercomunale “Destra Adige”. Tra gli esponenti di questa casata, i quali si portavano a S. Pietro di Morubio nella stagione estiva, va ricordato Augusto Verità, protagonista di rilievo durante le “Pasque Veronesi” , quando nel 1797 i veronesi si opposero all’esercito francese di Napoleone. Fatto prigioniero fu passato per le armi sugli spalti di Porta Nuova il 16 maggio 1797 assieme al conte Francesco Emilei e Giovan Battista Malenzo
I nobili Guastaverza o Verza
La nobile famiglia Verza o Guastaverza, residente nella villa, oggi Bottura, in via Ramedello di Cerea, ma gravitante ieri come attualmente in quel di S. Pietro di Morubio, tanto che nel 1789 Filippo Guastaverza sostenne economicamente il parroco di S. Pietro di Morubio, don Masanielli nella costruzione dell’attuale chiesa del capoluogo.
Da ricordare l’arciprete di Borgo Giuseppe Zara che negli ultimi decenni del ‘700, precisamente nel 1777 restaurò l’attuale chiesa, riconsacrata dal vescovo Morosini come recita una lapide all’interno del tempio, datata il 1° ottobre di quello stesso anno.
A Bonavicina uno scritto lapidario sul lato destro esterno della chiesa si ricorda il parroco Don Giacomo Bertoldi di Andrea scomparso nel 1813 all’età di 54 anni, dopo aver esercitato il ministero parrocchiale per 21 anni, abbellendo il tempio e adoperandosi verso la popolazione con il sostegno morale e economico. A tal riguardo istituì la “Confraternita del Corpo di Cristo”. Una figura di sacerdote che si annovera tra i santi protettori della parrocchia. Il suo nome figura pure alla base della torre campanaria assieme al suo predecessore Don Pietro Grandi, entrambi fautori dell’innalzamento della suddetta torre. La scritta accenna pure alle tristi condizioni dell’epoca, travagliata anche nel territorio dalle guerre napoleoniche, culminante con la tragedia delle Pasque Veronesi.
Don Evangelista Masanielli, arrivato come parroco di S. Pietro di Morubio nel 1789, a seguito della nomina dell’anno precedente e proveniente da Villafontana, dopo aver constatato il degrado della chiesa parrocchiale, obsoleta e incapace di contenere i fedeli durante i riti, pensò di costruire un nuovo tempio con l’aiuto dei fedeli e di persone facoltose. Tra queste ultime incontrò il nobile Filippo Guastaverza. I lavori cominciati nel 1789, si conclusero nel 1797.
In contemporanea don Masanielli iniziò la pratica di affrancamento della parrocchia dalla matrice di Roverchiara assieme alla parrocchia di Caselle (l’attuale Roverchiaretta). La controversia, posta in essere dai predecessori fin dal primo ‘700, si concluse positivamente. Don Masanielli scomparve improvvisamente nel 1800.
Nel 1866, a seguito della III guerra d’indipendenza, il Veneto, con l’esclusione del Trentino-Alto Adige e della Venezia Giulia, veniva a far parte del nuovo regno d’Italia, proclamato nel 1861.
Sul piano amministrativo S. Pietro di Morubio, Bonavicina e Borgo furono costituiti in un Comune con capoluogo S. Pietro di Morubio.
Dopo il periodo di commissariamento, necessario per organizzare la nuova entità amm.va, nel 1884 fu eletto il I° Consiglio comunale; e il primo sindaco, allora nominato dal prefetto, fu Giuseppe Bertelè ( Regio decreto 27-8-1883)
Don Giuseppe Fattori , parroco di S.Pietro di Morubio (1908-1912), diede avvio alla Scuola Materna (allora Asilo Infantile), secondo le linee didattiche di Don Ferrante Aporti, noto pedagogista dell’800. L’inaugurazione avvenne nel 1912. Anche in questo caso. Sostanzioso fu l’aiuto economico di vari benefattori della parrocchia, tra i quali la famiglia Gobetti.
Pure a Bonavicina e Borgo sorse la scuola materna, grazie alla liberalità della famiglia Pasti che con quell’opera volle ricordare Marcello Pasti, studente universitario, caduto sul Carso durante la I guerra mondiale 1915-1918. Più tardi il papà Silvano volle dotare l’ ente delle scuole elementari dalla famiglia Pasti costruite, il cui affitto da parte del Comune, andava a sostenerne la gestione. Carlo Alberto Pasti, fratello di Marcello, alla sua scomparsa incrementò ulteriormente il patrimonio della scuola materna.
La famiglia Gobetti, residente a S. Pietro di Morubio, fin dalla fine degli anni 1930 volle dar vita a una Casa di Riposo (oggi Fondazione Gobetti) dotandola di un cospicuo patrimonio. Quanto allora progettato venne realizzato, causa la II guerra mondiale; anni dopo, nel corso degli anni 1950. Dopo la scomparsa dei fondatori (Gobetti Pietro,Costanza,Lodovico, Rina) i consigli di amministrazione succedutisi, soprattutto tra il 1995 e il 2006, innovarono la struttura dell’istituzione, tanto da renderla tra le più accoglienti e efficienti del circondario.
Un personaggio di rilievo nel settore culturale accademico che il comune di S. Pietro di Morubio vanta per il suo prestigio internazionale è il Prof. Alberto Caracciolo(1918-1990), figlio del medico condotto Ferdinando. Laureatosi in lettere presso l’università di Pavia nel 1940, divenne alla fine titolare della cattedra di Filosofia teoretica presso l’università di Genova, crescendo nella fama oltre i confini nazionali con i suoi scritti, particolarmente con l’opera “La religione come struttura e come modo autonomo della coscienza” I edizione 1965.